Studio LEADER: la Liraglutide riduce del 13% il rischio di morte, infarto miocardico e ictus negli adulti con diabete di tipo 2


I risultati dello studio LEADER. presentati al 76° Congresso dell’American Diabetes Association ( ADA 2016 ), e contemporaneamente pubblicati sul The New England Journal of Medicine ( NEJM ), hanno dimostrato che la Liraglutide ( Victoza ), un agonista del recettore GLP-1, somministrata in aggiunta allo standard di cura, rappresentato da modifiche dello stile di vita, trattamenti ipoglicemizzanti e farmaci cardiovascolari, riduce del 13%, e in maniera statisticamente significativa rispetto a placebo, il rischio di morte cardiovascolare, infarto del miocardio non-fatale o l’ictus non-fatale, eventi che rappresentavano l’endpoint primario composito dello studio ( intervallo di confidenza [ IC ] al 95%: 0.78; 0.97, p=0.01).

Nello studio LEADER, condotto su 9.340 adulti con diabete mellito di tipo 2 ad alto rischio cardiovascolare, sono stati osservati con Liraglutide una riduzione significativa ( -22% ) dei decessi per cause cardiovascolari rispetto al trattamento con placebo ( IC al 95%: 0.66; 0.93, p=0,007 ) e una riduzione degli infarti del miocardio non-fatali ( hazard ratio, HR=0.88, IC al 95%: 0.75; 1.03, p=0.11 ) e degli ictus non-fatali ( HR=0.89, IC al 95%: 0.72; 1.11, p=0.30 ).

Dallo studio è emerso che la Liraglutide è in grado di migliorare gli esiti non limitandosi solo ad agire sulla riduzione della glicemia e sulla perdita di peso, ma contribuisce anche a prevenire le complicanze cardiovascolari e la mortalità nel diabete mellito di tipo 2.

Con la Liraglutide, la mortalità per tutte le cause è diminuita in misura significativa ( -15% ), rispetto a placebo ( IC al 95%: 0.74; 0.97, p=0.02 ).
Un dato analogo è emerso anche per l’endpoint esteso, costituito dai tre componenti dell’endpoint primario più angina instabile che determina ospedalizzazione, rivascolarizzazione coronarica e ospedalizzazione per insufficienza cardiaca ( -12% ) ( IC al 95%: 0.81; 0.96, p=0.005 ).

Dopo 3 anni, dato un valore medio di emoglobina glicata [ HbA1c ] al basale dell’8.7% ( per entrambi i gruppi ), la liraglutide ha consentito di ottenere una riduzione maggiore, rispetto al placebo, entrambi aggiunti allo standard di cura ( differenza di trattamento stimata [ ETD ]: -0.40%, IC al 95%: -0.45; -0.34 ).

Nell’arco dei 3 anni è stata mantenuta anche la perdita di peso ottenuta con Liraglutide versus placebo ( ETD: -2.3 kg, IC al 95%: -2.5; -2.0 ), a fronte di un peso medio al basale rispettivamente di 91.9 kg e 91.6 kg.

La percentuale di soggetti adulti che hanno manifestato eventi avversi è risultata simile nei due gruppi di trattamento ( 62.3% con Liraglutide versus 60.8% con placebo ).
Gli eventi avversi più comuni che hanno determinato l’interruzione della assunzione di Liraglutide sono stati gastrointestinali.
L’incidenza di pancreatite è risultata non significativamente più bassa nel gruppo trattato con Liraglutide rispetto al gruppo trattato con placebo.

LEADER è uno studio internazionale, multicentrico, con disegno randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, che ha valutato gli effetti a lungo termine di Liraglutide al dosaggio fino a 1.8 mg, rispetto al placebo, entrambi in aggiunta allo standard di cura, in pazienti con diabete mellito di tipo 2 ad alto rischio di eventi cardiovascolari maggiori.
Lo standard di cura prevedeva modificazioni dello stile di vita, trattamenti ipoglicemizzanti e farmaci cardiovascolari.
Nello studio, avviato a settembre 2010, sono stati coinvolti 9.340 soggetti con diabete di tipo 2, di 32 Paesi, che sono stati seguiti per 3.5–5 anni.
L’endpoint primario composito era costituito dal manifestarsi del primo evento cardiovascolare: morte cardiovascolare, infarto del miocardio non-fatale o ictus non-fatale.

La Liraglutide è un analogo del GLP-1 ( glucagon-like peptide-1 ) umano con una sequenza aminoacidica per il 97% simile a quella del GLP-1 umano. ( Xagena2016 )

Fonte: Novo Nordisk, 2016

Endo2016 Cardio2016 Nefro2016 Farma2016


Indietro

Altri articoli

È noto che l’emicrania e l’ipertensione indotta dalla gravidanza ( PIH ) aumentino il rischio cardiovascolare. Tuttavia, l’evidenza è limitata...


I sintomi dei disturbi del sonno sono comuni e possono rappresentare importanti fattori di rischio modificabili di ictus. È stata...


Precedenti studi sulla chirurgia di bypass extracranico - intracranico ( EC-IC ) non hanno mostrato alcun beneficio per la prevenzione...


Studi precedenti hanno riportato l'effetto protettivo di Pioglitazone ( Actos ) sulla demenza nei pazienti con diabete mellito di tipo...


È stato segnalato che la depressione è un fattore di rischio di ictus acuto, in gran parte sulla base di...


I pazienti con malattia infiammatoria intestinale ( IBD ) corrono un rischio maggiore di eventi tromboembolici, ma le prove sul...


C'è incertezza sull'associazione tra consumo di alcol e ictus, in particolare per l'assunzione da bassa a moderata. Sono state esaminate...


I disturbi ipertensivi in corso di gravidanza sono associati a un rischio a lungo termine di malattie cardiovascolari tra le...


Tra le utilizzatrici di contraccettivi ormonali combinati, le donne con una storia di emicrania senza aura hanno presentato un rischio...


Il consumo di alcol è uno degli importanti fattori di rischio modificabili per l'ictus nei giovani adulti. L'associazione tra il...